Sottovaluta il social marketing e la tua campagna di crowdfunding non avrà successo

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Un recente articolo scritto da dei ricercatori dell’Università della Pennsylvania ha studiato la relazione tra le interazioni social che una società effettua durante la propria campagna di crowdfunding e il successo della stessa.
I canali social, che lo studio condotto e qua in esame, sono i due principali social network mondiali: Twitter e Facebook. Mentre le società monitorate provengono dal più importante portale equity americano: AngleList.

Di seguito l’analisi dei risultati

Sorprende vedere come la sola presenza sui due principali social incrementi l’indice di successo di quasi 13 punti percentuali —la probabilità di successo passa da 0,4% a 13,2% —.
Ed a rigor di logica, se la start-up sfrutta a dovere questi canali, e mantiene un elevato livello di engagement, attenendo almeno 652 likes e 340 followers la probabilità sale al 22,2%.

Tutti a seguire i “big”

Dallo stesso lavoro di ricerca emerge un’altra interessante analisi riguardante le piattaforme in maniera diretta.
Analizzando il grado di “connettività” all’interno della community del portale e il comportamento degli investitori, è stato rilevato che il 30% degli investitori è responsabile del 75% degli investimenti sull’intera offerta della piattaforma — insomma, un classico caso in cui la legge di Pareto fa da padrone —.

Inoltre grazie al tracciamento delle singole transazioni è stato possibile creare delle “mappe”, mediante le quali è stato possibile identificare la tendenza, degli investitori che aderiscono alle campagne con meno denaro, di seguire quelli che invece investono somme più sostanziose all’interno delle campagne.
Quindi sono i “big” della community — solitamente investitori professionisti — del portale a dettare il successo o l’insuccesso delle campagne; e quando questo accade la diffusione è sostanzialmente maggiore, come si evince dal grafico riportato.

In Italia c’è ancora molto da fare per l’equity crowdfunding e sempre più studi dimostrano l’importanza che avrà in futuro; soprattutto se si vorrà creare una nuova concezione di investitore consapevole e integrato in una comunità che auto-stimola la propria crescita economica.

L’importanza del video

Un ulteriore aspetto da tenere in considerazione è quello dei video di presentazione del progetto di raccolta. Sempre dalla tabella riportata, è possibile evidenziare che la presenza di un video per una start-up è essenziale; infattil’indice di successo passa da 0,9% a 10,4%.

I risultati parlano chiaro e in considerazione della situazione in cui il mercato italiano dell’equity si trovi, WeAreStarting ha deciso di investire per migliorare il proprio servizio di presentazione delle offerenti; è infatti in fase beta il progetto “a video for every startup”, con il quale miriamo a trasformare i business plan dei nuovi progetti imprenditoriali. Il progetto è sviluppato in partnership una start-up innovativa di Milano.
A breve rilasceremo maggiori dettagli.

Riassumendo,per fare una campagna di successo la presenza di un video e di un elevato livello di coinvolgimento sui social— soprattutto se si arriva all’attenzione di un investitore capace di sostenere gran parte della raccolta —è fondamentale, del resto stiamo pur parlando di crowdfunding!

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