Infinityhub: la storia
Quella di Infinityhub è una storia appassionante, educativa e ricca di entusiasmo. È una storia che ogni volta mi emoziona raccontare. È una storia che narra di persone, di energie e di futuro nella massima unione d’intenti.
— Massimiliano Braghin
Capitolo I – Persone
Era il 24 settembre 2013 (giorno del mio 39esimo compleanno) quando un amico mi regalò un libro che parlava di acceleratori di imprese (o HUB), descrivendoli come indispensabili strumenti di contaminazione positiva di innovazione. Fu in quel moneto che dentro di me qualcosa scatto, come quando si accende la luce in una stanza, ma non concepii bene, come se la luce metaforicamente accesa non fosse abbastanza forte per permettermi di vedere, forse perché il libro non lo lessi immediatamente…
Il libro in questione era “La Nuova Geografia del Lavoro” di Enrico Moretti, docente di economia alla University of California di Berkeley. Un libro che Forbes definì “il libro di economia più importante dell’anno”.
Tre mesi dopo, seguendo, con il ruolo di Temporary Manager, un importante gruppo di società del settore eolico, venni chiamato dall’allora CEO Alberto Malagodi, il quale mi comunico il trasferimento dell’Holding e di tutte le società controllate a Rovereto, dove è presente un importante cluster di imprese innovative.
Fu in quel frangente che ebbi modo di conosce Michele Tosi, direttore generale di Progetto Manifattura— Primo Hub Cleantech Italiano — e le innumerevoli realtà innovative in esso insediate.
Fu in quel periodo che estrassi dal cassetto “La Nuova Geografia del Lavoro” e lo lessi con estrema attenzione. Il mio appetito nei confronti degli argomenti trattati crebbe talmente tanto che iniziai a divorare altri libri, tra i quali le biografie scritte da Walter Isaacson su Steve Jobs e su Albert Einstein.
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Il 15 luglio 2014, mangiando un gelato — ricordo ancora il gusto, era il pistacchio — in compagnia di Alberto e Michele a Borgo Sacco, in prossimità di Progetto Manifattura, percorrendo la pista ciclabile che costeggia l’Adige, ebbi una illuminazione e pensai di postarla su Facebook. L’idea era quella di far nascere HUB locali, uniti dallo stesso settore, collegati in maniera “salutare” ed “educativa” come se fossero parte di un unico percorso, un’unica pista ciclabile.
Continuai a coltivare quell’idea, cercandone una denominazione ed un inquadramento strutturale, fino a che, il 24 settembre 2014, lo stesso amico che mi regalò “La Nuova Geografia del Lavoro”, non curante del mio personale percorso degli ultimi 12 mesi, mi fece un altro regalo; si trattava di un triplo CD audio-visuale basato sull’opera Dantesca per eccellenza, la Divina Commedia.
Sarà stato per il libro regalatomi dall’anno precedente, o da ciò che la sua lettura aveva in me scaturito, o forse perché quella luce aveva iniziato a mostrarmi qualcosa sempre più chiaramente, che decisi che non dovevo perdere tempo. Fu così che decisi di consumare i CD il più in fretta possibile e di fare approfondimenti, come non avevo mai fatto. Questo mi porto a guardare con attenzione quello che quella luce, dentro di me, mi stava mostrando: un bellissimo quadro.
Grazie all’arch. Sandro Aita, iniziai un percorso di definizione originale di quel “quadro”, con l’obiettivo di trasferire l’anticipazione di una cumunità eco-dinamica, il tutto in un ottica futuristica, come quella di Fortunato Depero.
Commissionai all’arch. Mattia Micheletti un paesaggio deperiano vivace, colorato, in movimento, con una cinquantina di altri micro dettagli. Lo stesso Mattia osservando il risultato esclamo le tre parole che mi portarono all’elaborazione finale del nome. Tale nome non poteva non parlare del massimo desiderio dell’uomo, l’infinito, e doveva proporre un ambito di unione e aggregazione positiva — citando “La Nuova Geografia del Lavoro” — come un HUB, a quel punto non feci altro che unire i due termini.
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Nel frattempo successo qualcosa. Era il 2 dicembre 2014, quando mi venne chiesto di rilasciare un’intervista ad un piccolo quotidiano online locale — nel quale poi mi venne anche proposto di entrare nel capitale sociale — ove ebbi occasione di esporre le riflessioni degli ultimi mesi.
Un mese dopo, Michele di ritorno dagli USA, in cui ebbe modo di visitare alcuni Hub americani, mi parlò delle loro startup, e mi evidenziò con carattere, quanto in realtà l’Italia sia all’avanguardia di contenuti tecnologici innovativi e che la qualità delle nostre startup sia decisamente più elevata rispetto a quelle americane, ma anche che, paradossalmente, l’Italia sia retrograda e bigotta nel sistema finanziario a supporto, nel marketing delle stesse e nei meccanismi di finanziamento alternativo.
Fu in quel momento che iniziai a muovermi maggiormente, girano per diverse zone d’Italia, con l’obiettivo di scovare ed entrare in contatto con interessanti attività e brillanti persone con l’obiettivo di coinvolgerle nel progetto.
Ciò che mancava a questo punto era la struttura societaria, che doveva essere il più aperta possibile, inoltre il “beneficiario” finale doveva essere “parte del prodotto”.
Decisi allora di rivolgermi a Carlo Allevi, fondatore di Wearestarting, une dei pochi portali accreditati di crowdfunding italiani.
Capitolo II — Energia
“Ciò che fa una Rivoluzione, è la novità, la totale novità dell’istante che è venuto rispetto all’istante che lo aveva imprudentemente preceduto. E’ questa totale Novità, che fa la Rivoluzione, non la contrarietà. Passare attraverso la crisi di una Rivoluzione è essere, mentalmente, sentimentalmente, essenzialmente trasferito in un mondo nuovo”.
– Charles Peguy
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Di conseguenza non feci altro che serrare i ranghi con i diversi professionisti, imprese e startup coinvolti nel progetto, ognuno con le sue esperienze e le sue contaminazioni, fino all’accordo di Joint Ventureche ci porto a costituire, il 22 giugno 2016, Infinityhub S.p.A..
A quel punto Infinityhub era energia! Non solo l’energia della nostra unione. Non solo l’energia come settore primario di collegamento tra i futuri HUB locali. Ma soprattutto l’energia stessa, intesa come fonte primaria di sostentamento — che sia di natura eolica, elettrica o fotovoltaica — che ha guidato le principali rivoluzioni industriali della storia; insomma quell’energia rivoluzionaria che Charles Peguy, definì come fonte di cambiamento.
L’energia e l’empatia che ha dato alla luce YHUB è tale per cui, di fronte alle singole problematiche, vi è certezza che sempre arriverà la soluzione giusta al tempo giusto, lavorando se credendo fino in fondo: ecco perché pensiamo di più alla creazione che all’obiettivo del giorno dopo, avendo in ogni caso un obiettivo enorme difronte a noi…
Capitolo III — Futuro
Il futuro è tutto da scrivere, ovviamente insieme.
Ho scordato di dire le tre parole pronunciate da Mattia una volta visto il “Paesaggio Eco-Dinamico”, ma a questo punto suppongo siano abbastanza chiare…
“Persone,
Energia,
Futuro”